Cantine di Crateca

Avatar Angela Petroccione

Dalla ricostruzione di un antico vigneto ischitano alla produzione di vini identitari

Raccontare la storia di Cantine di Crateca, una delle più giovani e al tempo stesso più suggestive e dinamiche realtà enologiche dell’isola di Ischia, significa ricostruire un affascinante percorso in cui i tasselli di un mosaico caoticamente dispersi nel corso del tempo hanno ritrovato la loro collocazione ideale grazie all’intuizione di una famiglia che ha scelto di intraprendere un viaggio tutt’altro che scontato e pacifico nel mondo della viticoltura locale, per amore delle sue tradizioni e della sua identità.  

Per comprenderlo non si può prescindere dalle insolite coordinate di partenza che hanno spinto i Castagna, nota dinastia di albergatori ischitani giunta alla quinta generazione, ad orientare i propri sforzi imprenditoriali in un settore del quale avevano avuto esperienza grazie al nonno che era viticoltore e li coinvolgeva fin da bambini nella vendemmia, ma che non aveva potuto trasmettere loro una sufficiente competenza tecnica sul fronte agronomico ed enologico.

Un salto nel buio quindi? Ovviamente no perché un filo conduttore in questa avventura c’è ed è anche molto forte. Se il lettore si cimentasse in un esercizio di immaginazione, non del tutto astratto dal momento che ci sono punti di riferimento a scandirne i passaggi, potrebbe facilmente individuarlo.

Si può partire provando a visualizzare un antico cratere vulcanico inattivo coperto da una fitta coltre di alberi di castagno e querce, quello che gli ischitani conoscono come bosco della Falanga, meta di escursionisti e appassionati di trekking dell’Isola Verde dove le cicale la fanno da padrone perpetuando il loro canto sempre più intenso via via che si avvicina il calar del sole.

Siamo in località Fango a Lacco Ameno, dominata dal Monte Epomeo, una delle zone più vocate alla viticoltura anche per la natura vulcanica dei suoli, esposta tra nord ovest e ovest, con 3 km di terrazze digradanti tra i 250 e 500 metri sul livello del mare, dove il sole insiste senza soluzione di continuità per 12 ore al giorno e i suoi raggi si mescolano alla brezza marina, un compendio delle peculiarità geologico ambientali del versante occidentale dell’isola profondamente diverso dalle più antiche strutture vulcaniche del versante sud-orientale perché qui a connotare il territorio c’è una ricca circolazione idrotermale sotterranea che dà vita in zone diverse al fenomeno delle fumarole.  

Un luogo ricco di testimonianze di un’epoca e di realtà come quella delle case di pietra, racconto di come i contadini impiegassero i blocchi di tufo franati dal monte Epomeo incrociati lungo il cammino come ricoveri temporanei, cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, palmenti per la spremitura dei grappoli d’uva, evidenza di quanto la coltivazione della vite fosse capillarmente diffusa in passato.   

Qui l’orizzonte si fa ampio agli occhi del viaggiatore, consentendo di abbracciare gran parte dell’Isola in un solo sguardo, dal promontorio di Zaro fino a Casamicciola attraversando Lacco Ameno e Monte Vico. Sullo sfondo, nelle giornate limpide, si possono intravedere Ventotene, Ponza e Palmarola oltre alla costa flegrea che abbraccia quella casertana.

Nell’800 proprio in quest’area insisteva una antica cantina corredata da una vigna meravigliosa, alle sue spalle un percorso che conduceva ad una vicina fumarola a ridosso del bosco. Della struttura, andata completamente distrutta, fino a vent’anni fa rimanevano solo un arco, macerie e foto d’epoca a raccontarne storia e fattezze, e poi, pura eresia, una pista di motocross prepotentemente insediata al posto di filari e muretti a secco confermando il trend di un territorio caduto nel vortice del progressivo abbandono della pratica agricola più diffusa dalla notte dei tempi.

La scintilla per Giovanni Castagna e i figli Arnaldo, Piergiovanni e Giampaolo, venuti a conoscenza di questo patrimonio di cinque ettari abbandonato da più di mezzo secolo, è stata, oltre alla suggestione di fronte ad un luogo così carico di energia e bellezza, il desiderio di rendergli la naturale destinazione in grado di esprimerne al massimo l’essenza e il potenziale.

La traccia che ha fatto da filo conduttore per dare il via nel 2003 ad una vera e propria opera di recupero ambientale, costata tantissimo in termini di investimento non solo monetario per rilevare la proprietà, sono stati i preziosi scatti fotografici dell’Aeronautica Militare e dei contadini che quelle terre le avevano vissute, istantanee di cui presto sarà allestita una mostra per consentire agli enoturisti di comprendere la portata del progetto che in poco più di dieci anni ha restituito a quest’angolo di paradiso il suo profilo originario.

La cantina è stata ricostruita fedelmente ed oggi è tornata all’operatività in tutto il suo splendore, luogo prediletto per le degustazioni e gli eventi di presentazione per enoappassionati e pubblico di cui si occupa la figlia di Piergiovanni, Ivana, avvocato, neo mamma che appena può corre in vigna per dare il suo contributo al progetto familiare.

Con un lavoro durato ben due anni anche le terre sono state smosse riportando in superficie la pietra verde ischitana, utilizzata per ricostruire le “parracine”, i muretti a secco chiamati a delineare e contenere i terrazzamenti, così come è stato ripristinato il sentiero che conduce al bosco della Falanga e alla fumarola di Crateca da cui prende il nome l’azienda stessa.

Per garantire la biodiversità sono stati reimpiantati anche gli orti con l’inserimento degli ulivi, frangivento naturale per i filari, che si alternano agli alberi da frutto e alle piante aromatiche.

Nel 2005 il via al primo impianto sperimentale in conduzione biologica su suoli sabbiosi detritici di origine vulcanica (il famoso Tufo Verde del Pizzone). Priorità ai vitigni autoctoni ischitani Biancolella, Per ‘e Palumm (Piedirosso) Forastera e Guarnaccia, successivo l’ampliamento a Greco, Aglianico e Fiano, tradizionalmente più diffusi sulla terraferma ma in grado di esprimersi in modo peculiare anche in questo areale. Nel 2008 la prima vendemmia, rigorosamente manuale, condizione tipica in terra di viticoltura eroica, nel 2013 la prima vinificazione con Arnaldo Castagno impegnato nel ruolo di cantiniere affiancato da Marco Esti ed Alessandro Leoni per la parte agronomica ed enologica.

Oggi Cantine di Crateca vanta un impianto di produzione di ultima generazione che chiude l’intero processo arrivando all’imbottigliamento. Cinque le referenze, la Biancolella in purezza, una delle interpretazioni più raffinate dell’isola frutto di un lavoro accurato in vigna per ottenere una maturità ideale che consenta al vitigno di esprimersi al massimo, l’IGP Crateca Bianco, blend di Biancolella, Forastera, Fiano e Greco, armonica espressione dei tratti varietali dei differenti vitigni, esaltati dalla fine nota minerale tipica del territorio vulcanico, l’IGP Crateca Rosso ottenuto da uvaggi di Guarnaccia, Piedirosso e Aglianico, il Rosato che nasce esclusivamente da uve Aglianico la cui vendemmia avviene precocemente,  e il cru Crastula affinato in Barrique, blend di una selezione di uve di Aglianico e Piedirosso da vendemmia tardiva appartenenti a due specifiche micro aree del vigneto.  

La produzione si attesta sulle 18.000 bottiglie, la volontà di crescere c’è ma richiederebbe conferimenti di uve ai quali al momento l’azienda vitivinicola non è propensa incontrando ad oggi difficoltà nel garantire gli elevati standard qualitativi del prodotto finale.

Progetto in itinere sul quale la proprietà non si concede in termini di anticipazioni è quello del polo di accoglienza – resort che dovrebbe svilupparsi nel cuore della tenuta: nemmeno dei tempi di operatività c’è contezza ma i Castagna non hanno fretta, il loro obiettivo resta quello di sviluppare una soluzione enoturistica di eccellenza la cui esclusività sia in linea e coerente rispetto alle produzioni vitivinicole.

Per il momento il focus è sulla organizzazione di eventi, passeggiate in vigna, anche in piena vendemmia, per godere dei sapori dell’orto e dei prodotti tipici locali direttamente in tavola con i vini abbinati in degustazione. Non resta che aspettare di poter soggiornare in camere con vista sui filari ed ammirare la bellezza di uno dei panorami più belli dell’isola di Ischia.

Per contatti  
Cantine di Crateca
Via Crateca
Lacco Ameno – Isola d’Ischia – Napoli
Tel. +39 081994902, +39 3803302335, +39 3387858296
E-mail info@vinicratecaischia.it

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