È tempo di sperimentazione nello spazio per il mondo vitivinicolo. Ricordate la storia del lotto di dodici bottiglie di Chateau Petrus Pomerol che per un anno, insieme a 320 barbatelle di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon, sono state coccolate in speciali condizioni ambientali in un’area dedicata della Stazione Spaziale Internazionale?
Il tutto è avvenuto nell’ambito di un progetto di ricerca della NASA per studiare gli effetti della microgravità sull’invecchiamento del vino in orbita. Il preziosissimo carico, rientrato sulla terra diversi mesi fa, è oggi oggetto di studi, destinato ad analisi di laboratorio per verificare l’impatto di radiazioni e microgravità su componenti come polifenoli, cristalli e tannini.
Ma non si finisce di parlare di una missione che mette in relazione vino e spazio che già ne parte un’altra, la Space X-23 Crs, sempre con il supporto della NASA, e ad essere protagonista è una realtà vitivinicola italiana, più precisamente campana: Mastroberardino.
Manca una manciata di ore infatti al lancio della navicella Dragon che lascerà la terra dal Kennedy Space Center in Florida (9.30 del 29 agosto in Italia) e trasporterà sulla Stazione Spaziale Internazionale uno speciale lotto di vinacce insieme alla strumentazione fornita dalla Regione Campania per un progetto che, questa volta, non guarda all’evoluzione del vino in presenza di microgravità, ma mira a verificare l’efficacia di alcune applicazioni in ambito medico scientifico.
L’esperimento ReADI FP (Reducing Arthritis Dependent Inflammation First Phase) mette infatti al centro degli studi un mix di elementi naturali estratti dalle vinacce (antiossidanti, polifenoli e soprattutto il resveratrolo) per verificarne la capacità di combattere l’osteoporosi.
La malattia, caratterizzata da alterazioni strutturali delle ossa, riduzione della loro resistenza e aumento del rischio di fratture, è purtroppo nota agli astronauti che a seguito delle missioni, per effetto della microgravità e delle radiazioni, vedono assottigliare e indebolire l’apparato scheletrico, condizione che ad oggi rappresenta un limite per lo sviluppo dei programmi spaziali.
L’esperimento sarà avviato dagli astronauti e si svolgerà in un piccolo contenitore tenuto a temperatura costante, al cui interno dei microinfusori inietteranno in modo controllato in una linea di cellule staminali, un bio-collagene a base di resveratrolo. I dati acquisiti saranno analizzati dal Dipartimento di Biologia dell’Università Federico II.
L’azienda vitivinicola Matroberadino non è nuova ad iniziative nell’ambito della ricerca scientifica. Correva l’anno 1994 quando il Cavaliere Antonio Mastroberardino dava vita alla prima collaborazione di un soggetto privato con la Sovraintendenza agli scavi di Pompei. Partendo da un’area limitata del sito archeologico, oggi ben più ampia, con 15 vigne e un’estensione di quasi un ettaro e mezzo, si dava il via al recupero della antica tradizione vitivinicola della città distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e si mettevano contemporaneamente in campo interventi di ripristino di aree abbandonate, simbolo della cultura enologica del territorio.
Focus del programma scientifico un’indagine sui metodi e sulle tecniche di viticoltura e vinificazione nell’antica Pompei, con la ricostruzione di alcune delle fasi salienti di tale sistema sul piano sperimentale. Figlio del progetto l’etichetta Villa dei Misteri, prodotto con uve Piedirosso e Sciascinoso, un blend realizzato seguendo le tecniche di viticoltura di 2000 anni fa.
A quasi trent’anni dall’intuizione legata a Pompei, Mastroberardino riparte con un nuovo progetto finalizzato a supportare la ricerca. Rispetto al tuffo nel passato, un salto nel futuro per delineare nuove strategie di lotta contro una patologia dal grande impatto sociale in tutto il mondo.
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