Dietro il nome di un vino si nasconde spesso la memoria storica di un territorio. È il caso del rosato di Marchesi Antinori prodotto da uve Syrah, Merlot e Cabernet Sauvignon della Tenuta Guado al Tasso , Scalabrone, legato alla storia di un personaggio vissuto in una Bolgheri molto diversa da quella che oggi conosciamo e che ne è diventato così testimone.
Quando si parla di questo terroir il pensiero corre subito ad uno dei luoghi più suggestivi e significativi del mondo enoico, un susseguirsi di vigneti e colline accarezzati tutto l’anno dalla brezza del mare che si infrange sulla costa vicina.
In questo paradiso d’autunno i colori si fanno incredibilmente vivi, dal verde intenso dei cipressi del viale a cui Giosué Carducci dedicò una delle sue più belle poesie, alle tonalità calde del fogliame dei vigneti e degli appezzamenti di ulivi appena potati. Un paesaggio fatto di armonia e bellezza, la stessa che si ritrova nei vini di questo territorio che tutto il mondo ci invidia.
Eppure Bolgheri non è stata sempre così e questo rosato ce lo ricorda insieme alla straordinarietà della sua trasformazione.
Situata in quella parte della costa toscana che prende il nome di Maremma, era originariamente un luogo duro e inospitale devastato dalla malaria, e comprendeva un enorme latifondo dei Conti della Gherardesca, discendenti dei Longobardi, che dall’VIII secolo divennero proprietari dei castelli di Bolgheri, Castagneto e Donoratico.
Qui la popolazione, perennemente giovane data l’altissima mortalità, vessata dalle proibitive condizioni ambientali, arroccata sulle colline per mantenere le distanze dagli acquitrini, era insufficiente per soddisfare la richiesta di lavoro stagionale e così si mischiava con i pastori che venivano dagli Appennini a svernare.
Lavorare per i nobili del luogo era motivo di grandi privilegi, come l’accesso alla dispensa di Bolgheri che distribuiva cibo e vino. Ma la maggioranza della popolazione doveva accontentarsi di una dieta povera, le difficoltà erano tante e spesso si moriva di stenti oltre che di malaria.
Qui entra in gioco Scalabrone, un brigante del Grossetano vissuto alla fine dell’Ottocento alle cui gesta leggendarie è dedicato il rosato di Marchesi Antinori.
E già perché, come se non bastassero la povertà e le condizioni ambientali malsane, la Maremma era anche infestata dai briganti. Ma quello di Bolgheri era molto diverso dagli altri. Scalabrone, personaggio misterioso e affascinante, era una sorta di Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Sembra che il suo rifugio fosse nell’antico porto canale di Bolgheri e che saccheggiasse le navi distribuendo il bottino tra gli abitanti del luogo.
A ricordarne le gesta c’è ancora un bosco che fu messo a ferro e a fuoco nel tentativo di catturarlo: da allora è chiamato “Bruciato”. Il suo corpo non fu mai ritrovato così il brigante divenne leggenda.
Alla sua memoria e a quella di una Bolgheri che, dopo pochi anni dalle sue gesta, conobbe il miracolo della bonifica e della rinascita, sono dedicati i due vini di Marchesi Antinori: Bruciato e Scalabrone.
Lascia un commento