Quanto sono importanti un‘etichetta ed una bottiglia per raccontare il mondo racchiuso in un vino, per anticiparne le emozioni, per stimolare la curiosità di chi dovrà decidere di assaggiarlo o di acquistarlo.
Ho sempre pensato che l’impatto visivo con il contenitore, quello che arriva per primo in rapporto ad un contenuto mai provato, giochi un ruolo determinante sia nell’aspettativa che crea che nella scelta.
Tutto molto legato alle percezioni che suscita, ovvio, e più ci si spinge in soluzioni estreme o fuori dagli schemi, più la sfida diventa rischiosa.
Questo rende importante per un produttore andare ad individuare con attenzione l’abito con il quale la sua creatura si presenterà sullo scaffale di un’enoteca, sul tavolo di un ristorante, nella vetrina di un espositore.
Nomi, parole, colori, informazioni, forme, qualità dei materiali contribuiscono a preparare e a predisporre all’esperienza di degustazione e quindi all’acquisto.
Quando penso ad un’etichetta che mi è rimasta impressa per tutti questi motivi non posso che parlare di Kairos di Zyme’.
Era il mio primo Merano Wine Festival e chi ha partecipato sa che di bottiglie in bella mostra ce ne sono veramente tante, tutte di prestigio perché selezionate da un cultore dell’eccellenza in tutte le sue forme che si fa chiamare The WineHunter.
Sarà la mia passione per la Grecia classica e per l’arte contemporanea con i suoi colori forti e decisi, ma con Kairos è stato amore a prima vista, e quando al banchetto di degustazione ho chiesto qualche informazione in più, la mia innata curiosità rispetto ad esperimenti enologici coraggiosi e fuori dagli schemi ha dato il colpo di grazia. Un racconto in qualche modo anticipato dalla sensazioni visive e poi dipanato nel dettaglio delle scelte del produttore.
Questo vino è un blend di almeno 15 vitigni impiantati in Valpolicella, di cui 4 a bacca bianca (Garganega, Trebbiano toscano, Sauvignon Blanc e Chardonnay) e 11 a bacca rossa (Corvina, Corvinone, Rondinella, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syraz, Teroldego, Croatina, Oseleta, Sangiovese e Marzemino).
La loro vendemmia avviene nell’arco di quaranta giorni e il tempo diventa elemento essenziale. Non si parla del tempo cronologico standardizzato, quello che i greci chiamerebbero Kronos, ma del tempo inteso come opportunità, appunto Kairòs, come capacità di cogliere l’attimo propizio, indicato dalle lancette impresse sull’etichetta, tempo che varia ogni anno a seconda del volto che la natura ha voluto mostrare, delle condizioni climatiche e della loro continua evoluzione.
In un fazzoletto di 40 giorni si compie la selezione di quindici uve differenti, ciascuna nell’istante adatto allo scopo di realizzare un unico nettare che deve tenerle insieme in perfetta armonia. Impresa non facile.
Eppure Celestino Gaspari ci è riuscito e anche nel rispetto della natura. Non a caso il nome della sua azienda è Zymé che in greco significa “lievito”, un elemento fondamentale nella produzione vitivinicola il cui fermento rappresenta naturale attitudine continua alla trasformazione.
Dopo essere stati ammaliati dal caleidoscopio di colori del suo abito, Kairos si disvela all’assaggio come un vino intenso e avvolgente, con un ampio spettro di sentori che abbraccia note di ciliegia, prugna e sottobosco, sfumature di tabacco e cannella. Equilibrato, sapido e dal tannino morbido.
Una promessa, quella dell’etichetta, ampiamente mantenuta.

Risposte
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Dopo avere letto l’articolo, sono curiosa di assaggiare questo vino 🍷 🙏💪💯🌹
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🍷✨
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