Genesi del “Sassicaia del Sud”: la storia del Montevetrano

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Immaginate un salotto del settecento dove intellettuali, artisti e personaggi protagonisti delle cronache mondane si incontrano per conversare di argomenti più o meno noti, di attualità, tra arazzi, argenti e servitù impegnata a servire il rinfresco.

Circolo di menti elette che con il loro operato danno vita a nuove idee, tendenze, filoni culturali destinati ad influenzare l’opinione pubblica e in alcuni casi a generare opere che lasceranno il segno.

Immaginate una donna che tiene il passo, che sa farsi portavoce di proposte ed é capace di cogliere gli spunti di quei confronti per creare un’opera meravigliosa, che diventerà il sogno realizzato di una vita.

Cambiando ambientazione, ma lasciando intatta la trama, spostatevi a Roma, a metà degli anni ottanta, in un’enoteca vicino Piazza di Spagna, dove un gruppo di giovani si riunisce con le stesse motivazioni ma con un argomento in più che mettono al centro delle conversazioni: il vino e tutte le sue declinazioni, le vigne, i terroir, le alchimie enologiche.

Tra loro ci sono Daniele Cernilli, Remi Krug, Luca Maroni e Renzo Cotarella, fratello di Riccardo. E poi c’è una affermata fotoreporter, Silvia Imparato, invitata a partecipare al circolo degli enologi ed esperti da un cliente americano che aveva saputo coinvolgerla in quel mondo meraviglioso. Fu immediatamente appassionata e rapita da quell’assise e dalle sue conversazioni ma seppe trarne ispirazione per diventarne protagonista.

Un giorno infatti, timidamente, racconta della sua tenuta borbonica di San Cipriano Piacentino, in provincia di Salerno. Un castello medioevale, Montevetrano, a cento metri sul livello del mare con annessi antichi vigneti di Aglianico.

Non nasconde il suo sogno: dar vita ad un vino tutto suo. Renzo chiama in causa il fratello e Riccardo Cotarella non si lascia pregare: si parte dalla vigna estirpando Barbera, Piedirosso e Nero di Troia per lasciare spazio a Cabernet Sauvignon e Merlot. Poi, con la sua sapienza, si passa in cantina. Dopo quattro anni arriva la prima etichetta relativa alla vendemmia 1991. Nasce, come lo definì Robert Parker, il Sassicaia del Sud: il Montevetrano.

Blend di Aglianico, Cabernet Sauvignon e Merlot, l’annata 2017 esprime tutto il suo carattere: in bocca prugna e ciliegia, ma anche sapidità regalata dalla brezza marina. Equilibrato, elegante, persistente con un tannino che ne fa presagire una naturale longevità. Un vino che per dare il meglio di sé si offre di riposare per quindici, venti anni. Figlio di un circolo di appassionati ignari che un giorno, dalle loro conversazioni con una donna intraprendente, sarebbe nata una piccola perla della viticoltura campana.

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