Ogni specie nella sua evoluzione è espressione dell’ambiente in cui pone le sue radici così come ogni vigna è espressione del suo terroir. Ciò che un uomo può raccontare del suo adattamento e della sua crescita in un contesto può farlo allo stesso modo un vino e se la radici appartengono alla stessa terra l’uno può farsi interprete dell’altro e le loro storie possono intrecciarsi e trovare una rappresentazione estetica perfetta.
Nel 2016 la famiglia Argiolas riesce a realizzare tutto questo lanciando sul mercato Senes, una riserva di cannonau, rendendo omaggio ai centenari della Sardegna, primo fra tutti il fondatore della cantina Antonio, morto a 102 anni. La scelta è ricaduta sul vitigno autoctono per antonomasia, il più antico di tutti, come dimostra il ritrovamento di suoi vinaccioli a Borore, nel sito archeologico di Duos Nuraghes.
Nell’immagine dell’etichetta, che vuole riprodurre la rappresentazione del genoma umano ma anche le trame identitarie dei prodotti artigiani dell’isola, senza tralasciare il richiamo all’impronta delle fitte schiere di filari sulle colline di Siurgus Donigala, nelle tenute di Sisini, in piena Trexenta, trenta chilometri a Nord di Cagliari, è racchiusa l’espressione di una dimensione in cui le ore scorrono dense restituendo struttura e longevità agli uomini come al vino.
Come il corpo dei centenari dell’isola quello di Senes chiede tempo per poter dare l’espressione più intensa di sé. Di colore rosso rubino impenetrabile, dalla grande consistenza, al naso esprime profumi di confettura di more e prugne, speziato, con note di tabacco, cuoio e pepe. Strutturato e persistente, dai tannini morbidi ma decisi.
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