Chianti Classico – la storia di Basilica Cafaggio

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La luce che cade sui cipressi ai bordi delle strade, le colline ricoperte da uliveti e vigneti che si susseguono senza sosta, inframezzate da campi coltivati a maggese e a foraggio. Percorrere la Chiantigiana è trattenere il fiato, sospesi e rapiti da una terra intatta, vera e viva, dove all’improvviso, fra il verde chiaro delle viti e quello intenso dei boschi, compaiono come per magia antichi borghi punteggiati da casolari e castelli dalle guglie spioventi, costruiti in una pietra che alchemicamente al tramonto si fa rosata.

E’ nel cuore di questa direttrice del Chianti Classico, a Panzano, piccolo comune di Greve in Chianti, sul crinale della catena collinare che divide la valle del Torrente Pesa ad est da quella del fiume Greve ad ovest, che sorge Basilica Cafaggio, azienda vinicola che conta 600 anni di storia e una tenuta che si estende per circa 60 ettari, 30 di vigneti specializzati, 10 di uliveto e la parte restante in bosco.

Qui la natura offre uno scenario unico nel Chianti: le valli strette e profonde cedono il passo ad una serie di anfiteatri naturali, il più ampio e famoso dei quali è la Conca d’Oro, un terroir privilegiato per combinazione di suolo, altitudine ed esposizione, quello che i francesi definirebbero un Grand Cru.

La gran parte dei vigneti è posta ad una altezza ideale per il Sangiovese, tra i 350 e 450 metri, con un suolo galestroso e argilloso che favorisce una profonda penetrazione delle radici delle viti e fornisce le sostanze minerali necessarie al loro metabolismo.

Queste caratteristiche sono impresse nel corredo organolettico dei vini di Cafaggio, tradotte in eleganti note minerali sempre presenti in sottofondo.L’azienda vinicola oggi rappresenta, in Italia come nel resto del mondo, l’essenza di un areale dalla storia secolare e gloriosa, vocato alla produzione di grandi vini, dal clima mite e da una capacità espressiva in termini varietali fuori dal comune per cui ogni fazzoletto di terra è potenzialmente in grado di restituire in un calice le proprie peculiari sfumature.

Il filo conduttore nella sua gestione, passata dai monaci benedettini del 1400 alla nobiltà fiorentina, per arrivare ai nostri giorni a grandi gruppi industriali come La Vis e l’attuale ISA (Istituto Atesino di Sviluppo S.p.A.), è sempre stato una cura maniacale della terra, delle vigne e dei processi produttivi.Negli ultimi dieci anni Cafaggio ha puntato sul rispetto e la valorizzazione delle diverse varietà coltivate e sulla ricerca della loro massima espressione enologica in modo da poter assicurare alle produzioni uno stile unico.Fondamentali in tal senso due collaborazioni. La prima con Ruggero Mazzilli, agronomo che ha sviluppato il protocollo biologico da seguire in vigna con particolare riguardo alla valorizzazione delle caratteristiche dei suoli di Panzano in Chianti. La seconda collaborazione importante con Beppe Caviola, enologo di grande esperienza che ha lavorato sul binomio vigna-terreno, esaltando le potenzialità e dando spazio all’espressione del territorio con una strategia di focalizzazione come produttori di nicchia di Chianti Classico.

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